lunedì 25 gennaio 2016

     “ QUANDO L'AMORE DIVENTA UN PROBLEMA”





“L'amore non è un problema, come non lo è un veicolo: problematici sono soltanto il conducente, i compagni di viaggio e la strada.”
Franz Kafka 




“Quello che comunemente noi chiamiamo amore forse non è altro che un paradosso, un’illusione, qualche cosa di cui tutti hanno sempre scritto senza veramente mai sapere come fosse fatto…” Inizia così una canzone di Max Pezzali che prova a definire ciò che hanno provato in tanti, ma senza un risultato efficace, a definire cioè quel complesso sentimento qual è l’amore.

Nella mia pratica clinica ho sempre pensato avrei affrontato depressione, ansia, dipendenze, attacchi di panico, mentre sempre più spesso mi trovo davanti a me donne e uomini “disperati per amore”; alcuni per un amore finito, altri per un amore che sta iniziando, altri ancora per aver tradito l’amore, altri perché per amore dei figli si sono trovati a dire dei no che hanno fatto male ecc.

Quello che potrebbe essere definito come “Mal d’Amore” sembra essere un problema che accomuna tutte le persone, tutte prima o poi sembrano aver avuto il “piacere di soffrire” per Amore. Alcuni hanno affrontato e superato il dolore, altri, invece, sembrano proprio non riuscirne, rivolgendosi ad un esperto, in modo da “non stare più così male”. Le richieste che le persone che soffrono per amore fanno, possono essere, infatti, riassunte in una sola che le accomuna tutte: “non voglio più soffrire” ed anche “non voglio che l’altro soffra”.





giovedì 7 gennaio 2016



DSA: D come...?

La “D” nella sigla DSA sottende la D di Disturbo Specifico dell'Apprendimento. In realtà, la lettera D può assumere anche altri significati a seconda di ciò che vogliamo sottolineare e, quindi, del “paio di occhiali” con cui guardiamo alle caratteristiche delle persone con DSA. In molti paesi anglosassoni il dibattito sul significato da dare alla “D” è molto acceso e attuale: può diventare D di Difficoltà che osserviamo, quindi manifestazioni del Disturbo e Disabilità, o D di Differenza nel modo di apprendere, che rimanda ad altre modalità di avvicinarci a tutto ciò che coinvolge il linguaggio scritto. Le tre concettualizzazioni non sono in antitesi, ma esprimono aspetti diversi di una stessa realtà; ognuna di esse offre, infatti, lo stimolo per una azione diversa e specifica.


D come Disturbo e/o Disabilità
Il termine Disturbo riferito alle difficoltà di apprendimento è utilizzato nei sistemi di classificazione dei Disturbi Mentali, i cui manuali (DSM e ICD 10) contengono i criteri condivisi dalla comunità scientifica per identificare i disturbi.
Il termine Disorder (Disturbo) è retaggio di una delle prime formulazioni di Critchley (1968), che introdusse il criterio della “discrepanza”, cioè differenza, tra quoziente intellettivo e abilità scolastiche. Questo è tuttora il criterio utilizzato per formulare una diagnosi di DSA: infatti, le persone con DSA, per definizione, sono intelligenti, ma hanno prestazioni nell'ambito della lettura, scrittura e/o calcolo significativamente al di sotto della norma (la normalità è data dalla prestazione della maggioranza delle persone).
L'abilità è la capacità di mettere in atto una serie di azioni, spesso in sequenza tra loro, in modo rapido ed efficiente, per raggiungere uno scopo con un minimo dispendio di risorse. Il concetto di abilità si lega a quello di automatizzazione: un bambino è abile a leggere quando il processo di lettura è divenuto automatico. Di conseguenza possiamo pensare alla disabilità come all'incapacità di stabilizzare una routine di azioni che non possono essere eseguite in modo veloce e accurato con il minimo dispendio energetico. La mancata acquisizione di un'abilità può dipendere da:
ñ  prerequisiti di base;
ñ  esposizione agli stimoli;
ñ  frequenza dell'esercizio (allenamento).
Nei casi dei DSA, la disabilità è causata dalla mancanza della prima condizione, cioè dei prerequisiti di base. Per questo, l'esposizione agli stimoli e l'allenamento non sortiscono gli effetti attesi, il processo non diventa automatico, e questo aspetto va sempre tenuto in considerazione da genitori e insegnanti.

D come Difficoltà

Le persone con DSA incontrano numerose difficoltà nella loro storia scolastica e nella vita, con effetti a volte importanti sugli apprendimenti, che possono portare a situazioni critiche a livello psicologico, quali un sè scolastico negativo (Bender e Wall, 1994) che si ripercuote sull'attribuzione dei successi alla fortuna (cause esterne a sè) e degli insuccessi alla propria capacità e impegno (McInerney,1999); da ciò conseguono un basso livello di autoefficacia e bassa motivazione, scarsa fiducia in sè e disistima (Baum e Owen,1988; Bong e Clark,1999).
I DSA sono un aspetto di una persona che ha un proprio carattere, punti di forza e punti di debolezza, caratteristiche e peculiarità che incidono anche sul modo di affrontare e di gestire la propria vita, comprese le difficoltà; dobbiamo quindi avere una visione più ampia e non definire la persona soltanto attraverso questo aspetto. E' d'altra parte fondamentale riconoscere precocemente i campanelli d'allarme per potere al più presto intervenire con percorsi individualizzati.
La difficoltà è costruita socialmente, nel senso che deriva dalle richieste ambientali (Pollak,2009): i DSA hanno difficoltà in un sistema educativo in cui le richieste sono principalmente basate sulla letto-scrittura.

D come Differenza
Secondo il modello sociale delle differenze individuali, se c'è una difficoltà, questa dipende soprattutto dalla cultura in cui siamo sommersi: se vivessimo in una cultura orale, i DSA non si manifesterebbero, poichè non sarebbe richiesta la letto-scrittura (Pollak, 2009). Inoltre, le difficoltà delle persone con DSA possono essere accentuate o attenuate dalle richieste scolastiche: quando le valutazioni e gli strumenti per l'apprendimento necessitano dell'uso della letto-scrittura emergono le difficoltà delle persone con DSA. In base a questo modello, i DSA rientrerebbero nelle differenze individuali, tipicamente della neurodiversità umana, secondo cui gli individui possono pensare o comportarsi, per certi aspetti, ognuno in modo differente dagli altri, respingendo quindi l'idea che queste differenze siano necessariamente disfunzionali e che debbano essere “corrette” (Grant,2009).
Nel modello sociale interattivo (Harrington e Hunter-Carch, 2001), la dislessia è considerata una differenza dell'apprendimento, poichè siamo tutti “neurodiversi”; è il contesto sociale che determina se la neurodiversità è percepita come disabilità. Oltre alle difficoltà, però, sarebbe utile evidenziare anche altri aspetti, sottolineando la necessità di far leva sui punti di forza che di solito si riscontrano nelle persone con DSA, quali:
ñ  intelligenza;

ñ  capacità di memorizzare per immagini;
ñ  approccio inusuale e diverso alle materie scolastiche;
ñ  capacità di fare collegamenti non convenzionali;
ñ  creatività e capacità di produrre facilmente nuove idee;
ñ  propensione alla selezione di argomenti in una discussione;
ñ  abilità nelle soluzioni dei problemi che richiedono di immaginare soluzioni possibili.


Molte di queste peculiarità sono associate alla capacità di processare le informazioni in modo globale, invece che in sequenza, e di pensare in modo visivo piuttosto che verbale (Krupsa e Klein, 1995; Morgan e Klein,2000). Inoltre, come tutti i bambini, anche quelli con DSA tendono ad avere un alto livello di pensiero divergente, che permette di trovare diverse soluzioni in una data situazione (Land e Jarman, 1992). Tale caratteristica generalmente si mantiene nei bambini con DSA (Grenci, Amodio e Bandello, 2007), tanto che la rivista Fortune (Morris, 2002) mette in relazione l'alta percentuale di top manager dislessici con la natura stessa dell'economia digitale. In altre parole, il successo di questi manager diventa rilevante grazie al loro modo di “funzionare” e non malgrado la loro difficoltà. 

Spesso i punti di forza non vengono valorizzati o sollecitati, per cui i bambini stessi non li potenziano e non li utilizzano e cercano di adattarsi a metodologie che sono per loro poco congeniali. In realtà, queste caratteristiche sono fondamentali per superare le barriere che possono incontrare, ed è necessario trovare strumenti e strategie che valorizzino le abilità: attualmente la tecnologia ha fatto passi da gigante e offre soluzioni originali e innovative.